Perchè la cultura napoletana è una gallina dalle uova d’oro:
Partiamo subito con il botto perchè oggi è pasquetta, perciò è già tanto se qualcuno leggerà quello che scrivo. Lo accetto.
Per gli alieni lontani da Tik Tok questo poteva sembrare un territorio neutrale, non c’era Donato con mollica o senza, Titti cosa indossa Ludovica, quello che ti vende l’aria di Napoli volteggiando una bottiglia in aria e Buongiorno Pescheria.
Questa però è la calma prima della tempesta. O una conseguenza data da un fenomeno ancora più grande? E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Nell’ultimo anno vi sarete accorti che Napoli ha letteralmente svoltato, già Dolce e Gabbana avevano scelto proprio questa città per tantissime campagne pubblicitarie, che contraddistinguevano il loro marchio. A quanto pare al Sud le persone ci credono di più, o meglio, vivono con molta più passione tutto ciò che riguarda la teatralità.
Durante la mia vita ho assistito a diversi stadi in cui Napoli mi veniva presentata: all’inizio, c’era chi mi metteva in guardia. “Guarda che se non stai attenta non ci ritorni a casa” , poi è giunta la fase “ Non si capisce niente, se ti chiedono qualcosa fai finta di niente, vogliono rubarti tutto”, segue “MAH, un pò un casino, bella ma non ci vivrei” fino a Mare Fuori.
C’è voluto un pò di tempo prima che la serie prendesse piede, in realtà è esplosa quando è arrivata su Netflix, ma io era già da un anno che provavo a rifilarla a chiunque. Non so perchè, ma quando sento che qualcosa sta per esplodere, alla fine succede sempre. Tranne che con me, forse su se stessi non funziona.
Quindi chi è nato prima?
La passione per la cultura napoletana ha radici profonde, che dubito siano riconducibili esclusivamente ad un fenomeno televisivo come una serie tv Rai o ad un trend di TT.
Parte da anni e anni fa, da Gigi D’Alessio e dai clichè dei film riferiti ad una cultura raccontata esclusivamente tramite macchiette e prese in giro, fino a film che più che di rivalsa parlavano di condanne.
Il Boss delle Cerimonie era una costante sui canali d’intrattenimento, facendo leva su elementi trash e a cui pochissime persone ambivano. Una caricatura sociale all’ennesima potenza, pari ad un presa in giro culturale dove non ho mai sentito nessuno lamentarsi. Se fosse successo fuori da Napoli?
”ma noi non siamo così”
Penso che ogni città abbia i suoi clichè, mi sarebbe piaciuto vedere un programma basato interamente sullo stile milanese o sul racconto della vita torinese nel weekend. L’avremmo presa davvero con così tanta indifferenza come il pubblico napoletano?
il quale invece saggiamente ne ha fatto motivo di guadagno, fregandosene se fosse una presa in giro o meno.
Dal racconto narrativo di “rassegnazione” siamo passati all’attenzione per la cultura popolare di massa. Complice anche il nuovo interesse per il cantautorato italiano l’interesse per Napoli ha cambiato mirino: non è più interesse alla rivalsa ma alla cultura popolare della vita normale.
Ci piace il quotidiano, ci piace l’aspettato. Ci piace sentire la stessa frase in ogni video, ci piace ciò che possiamo prevedere.
Mare Fuori cosa c’entra?
So che può sembrare assurdo, ma questa serie ha molto in comune con ciò che già abbiamo visto e rivisto. L’autrice, Cristiana Farina, non è altro che l’ideatrice di Vivere e Cento Vetrine. Format che se non conoscete, meglio per voi perchè significa che siete giovani, per gli altri invece sarà possibile cogliere un certo rimando anche solo per la trama. Non c’è un carcere minorile, ma c’è una ripetizione di luoghi e di azioni che rendono le due serie precedenti facilmente prevedibili, perciò molto improntate ad entrare nella nostra mente facendoci affezionare alle storie. Anche se queste ultime non hanno nulla di speciale.
Prendi la volontà di catturare più giovani possibili, un tempo l’età per le serie televisive made in italy era decisamente più alta, sulla trentina, perciò anche le serie tv difficilmente raccontavano di ragazzi addirittura minorenni. Ora che anche a dodici anni si può diventare web star, riportare un format già visto con giovani attori emergenti era ciò che serviva per svoltare le serate a noi italiani.
Perchè proprio Napoli?
Qui vi volevo. Sarà stata una scelta casuale? Non scherziamo.
Parliamoci chiaro, nessuna altra città avrebbe accolto così calorosamente una serie tv che si basa sulla criminalità minorile e sulla presenza di gang rivali all’interno di quartieri più che riconoscibili. Numerose infatti sono le riprese fuori dall’istituto di detenzione, che in realtà non si trova sul mare come nella serie.
Milano se la sarebbe dimenticata, Firenze sarebbe stata incazzata nera, Bologna è comunista, Roma aveva Suburra, Palermo? Palermo non saprei. Non conosco altre città, Torino non la menziono neanche perchè qui avremmo fatto la rivoluzione.
Una città che diventa un set senza aggiunta di effetti speciali:
Elena Ferrante ci ha ambientato : La vita Bugiarda degli Adulti, Sorrentino ci ha fatto E’ Stata la Mano di Dio.
Quindi la passione per Napoli non è solo Tik Tok e penitenziari minorili.
Napoli è molto di più, un set a cielo aperto in grado di arricchire anche dialoghi poveri e privi di enfasi. Sarò onesta, la serie tv della Ferrante, e lo dico da NON critica cinematografica, non mi è piaciuta.
L’ho trovata piatta e poco emozionante, le location però lasciavano senza fiato. A costo zero inquadravano una situazione, regalavano poesia, trasmettevano un graffiante realismo che ho riscontrato soltanto del film di Guadagnino Call me by your name.
Anche Torino è uno splendido set a cielo aperto, ne sono la prova i numerosi set degli ultimi tempi, tra i quali Silvia Poet e L’Amica Geniale, se però qui determinate cose vengono assorbite con più distacco e consapevolezza, Napoli diventa essa stessa parte attiva delle attività con fini di intrattenimento. Ecco quindi che si investe sull’autoproduzione di dischi, si urla in strada per far conoscere la propria attività, ci si mostra in vetrina sui social senza aver paura delle critiche.
Siamo di fronte al teatro a cielo aperto d’Italia?
Il libro di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti e L’amica geniale sono stupendi e li trovi qui:
Quindi, beati loro che hanno fatto i soldi:
Lo abbiamo pensato almeno una volta. Siamo così sicuri che i soldi li abbia fatti Napoli?
Donato, Rita de Crescenzo, Il Giggiolone, New Martina, Titti e Ludovica, Potrei continuare… sono davvero chi “ce l’ha fatta”? O, ancora una volta, l’attenzione mediatica nei loro confronti è solo il desiderio di spiare una realtà che è fatta di difficoltà, ignoranza a livello culturale (non in senso negativo, ma legata ad un contesto diverso rispetto ad esempio a chi nasce in un ambiente agiato e decisamente più borghese) condita con sorrisi e fatica?
In un mondo in cui anche le borseggiatrici diventano ospiti televisivi, guardo da lontano l’attenzione che riceve questa città e mi chiedo:
è una riscoperta reale o ci piace il senso di teatralità ed intrattenimento che ci trasmette?
L’influenza che i media hanno sulla nostra percezione del quotidiano ha un valore altissimo, vi invito ad usare Napoli come esempio più significativo e di facile apprendimento per comprendere il condizionamento di opinione che possiamo subire quando ci viene presentato, raccontato o più banalmente consegnato un pensiero esterno, anche a piccole dosi.
Esercizio magico:
Sedetevi a mente sgombra, prendete un foglio e scrivete tre sensazioni che vi ha trasmesso Napoli.
La prima da un’opinione esterna
la seconda in base al vostro vissuto
la terza su ciò che percepite dai media.
com’era? Tu fai over pur e bugie